Benedetta Bianchi Porro
Io penso che cosa meravigliosa è la vita anche nei suoi aspetti più terribili; e la mia anima è piena di gratitudine e di amore verso Dio per questo.
Appena nata a Dovàdola, «un paese di una bellezza dura e sinuosa. A 19 chilometri da Forlì», Benedetta fu colpita da un’ emorragia. Su richiesta della madre le venne conferito il battesimo “di necessità” con acqua di Lourdes. Cinque giorni dopo, il 13 agosto, riacquistata una certa stabilità fisica, fu solennemente battezzata e chiamata Benedetta Bianca Maria. A tre mesi Benedetta si ammalò di poliomelite che le lasciò la gamba destra più corta dell’altra, costringendola in seguito a portare una pesante scarpa ortopedica. Tra marzo e maggio del 1937 fu colpita da ripetute bronchiti, e da una forte otite.
“È una bella giornata e anche io sono felice perché ho ricevuto Gesù nel cuore, ho promesso a Gesù che farò la comunione tutte le domeniche di Maggio”.
Nonostante la precaria situazione di salute, nell’ottobre del 1953, a soli 17 anni, si iscrisse all’Università di Milano. Inizialmente influenzata dal padre, scelse di intraprendere gli studi di Fisica. Dopo successivi ripensamenti, e con una maggiore consapevolezza nelle sue aspirazioni decise di intraprendere quella di Medicina, ma a causa delle condizioni fisiche sempre più gravi, il 30 novembre 1960 inviò al rettore la domanda di “rinuncia agli studi”. Nel gennaio 1961 riprese a scrivere il diario, sospeso durante gli anni di studio universitari.
Con la metà di ottobre del 1962 terminò definitivamente il Diario. I suoi pensieri, interamente riguardanti la religione e il cammino interiore, vennero appuntati sull’Agenda della Motta. Scrivere le comportava una grandissima fatica e una notevole quantità di tempo.
A causa di un peggioramento della vista il 12 dicembre fu sottoposta ad un nuovo intervento chirurgico a causa del quale perse completamente la vista. L’unico contatto con il mondo esterno passava attraverso il palmo della sua mano. La madre comunicava con lei attraverso dei segni e Benedetta rispondeva con un impercettibile bisbiglio.
Provata fino alla fine dalla sofferenza, la giovane beatificata il 14 settembre nella cattedrale di Forlì, ha vissuto la malattia con coraggio, forza e serenità. Così la ricorda il cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, alla cerimonia in rappresentanza del Papa
Benedetta Bianchi Porro è stata dichiarata venerabile dalla Chiesa cattolica e nel settembre 2019 Beata per il comportamento e la fede mantenuti in vita nonostante le sofferenze.
All’interno dell’Hotel Meridiana*** Sirmione è stata preservata la stanza dove lei ha vissuto il suo calvario e la sua morte. Questa camera è attualmente visitabile ed è un luogo di preghiera dove i pellegrini si recano per ricordarla.
Fu inizialmente padre David Maria Turoldo a curare l’edizione degli scritti di Benedetta Bianchi Porro, che in genere non vanno oltre a brevi appunti, ma in epoca successiva alcuni cardinali hanno dedicato introduzioni e commenti.
Le opere scritte da Benedetta durante i suoi anni di sofferenza sono:
Io penso che cosa meravigliosa è la vita anche nei suoi aspetti più terribili; e la mia anima è piena di gratitudine e di amore verso Dio per questo.